La spazzatura diventa ‘circolare’ Ma la Toscana non è così virtuosa

«ECONOMIA circolare» sembra essere diventata, ultimamente, una parola d’ordine in Toscana. In pratica, riciclare i rifiuti e riutilizzare i materiali come risposta ai termovalorizzatori che non si fanno e alle discariche sature. Ma come va la raccolta differenziata in Toscana? E, soprattutto, i materiali recuperati tornano sul mercato? I dati (del 2016 gli ultimi certificati) raccolti da Arrr e Arpat dipingono un quadro non proprio virtuoso. Su oltre 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani prodotti nel 2016 (617 kg per abitante), solo il 50,99% viene raccolto con la differenziata. Una percentuale ben lontana dal 65% che, in base alla norma nazionale, doveva essere raggiunto entro il 2012. Solo una provincia, Lucca, ha tagliato il traguardo e conta il 65,43% di differenziata. Si avvicinano Pisa (59,72%), Prato (56,92) e Firenze (56,87), mentre tutte le altre sono sotto la media regionale. Maglia nera a Grosseto, con il 32,98%, seguita da Arezzo (38,95), Massa (39,92) e Livorno (41,84), che ha anche il record toscano di produzione pro capite di rifiuti, con 702 Kg l’anno. «Aprendo il sacco» della differenziata si scoprono i materiali: in gran parte organico (13,7%) e carta (12,4), seguiti da potature (5,6%), vetro (4,5), plastica (3,5), ingombranti (2,3%) e altro. Se la differenziata non è semplice, ancora più complesso è il riuso dei materiali. I rifiuti da riciclare sono trattati, trasformati in «materia prima-seconda» e rimessi in circolo dai vari consorzi, a loro volta riuniti nel Conai. Che si tratti di frammenti di vetro, granuli e profili realizzati con il Pet delle bottiglie di plastica o carta riciclata, il materiale viene poi venduto sul mercato. Ma per molte filiere la richiesta è debole e i costi alti. Non a caso la lavorazione è finanziata a monte: sono i produttori di imballaggi a accollarsi una parte importante dei costi attraverso un contributo ambientale al Conai. E, nonostante questo, tanti materiali faticano a trovare sbocchi. Da anni per esempio esiste in Toscana il progetto Revet Recycling per produrre, oltre ai granuli, panchine e giochi in plastica riciclata. Ma i Comuni che li comprano sono pochi, visto che il legno costa meno. Meccanismo a parte è quello dell’ammendante (concime) realizzato dai rifiuti organici: in questo caso, ogni azienda di raccolta lo realizza in proprio, sotto il controllo del consorzio Cic, e poi lo vende a privati e aziende agricole. «Sicuramente bisogna fare di più su differenziata e recupero – commenta l’assessore regionale all’ambiente, Federica Fratoni – soprattutto nelle zone che sono più indietro. Ma ci sono stati passi avanti importanti, come l’accordo fra Revet e Zignago per la lavorazione del vetro a Empoli. Un altro sforzo è quello per i biodigestori, necessari per trattare l’organico, ricavando biometano e non solo ammendante. Al momento in Toscana non ce ne sono, ma ne nasceranno a breve due a Pontedera e Rosignano».

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