Il rapporto è datato a 14 anni fa, ma secondo la segnalazione in alcuni siti il problema è tutt'altro che risolto. Il rapporto è quello di Arpat del 2007, la segnalazione è dell'associazione ecologista Gruppo d'intervento giuridico e il problema è quello dell'amianto. Un materiale dal forte impatto cancerogeno, ancora presente in diversi punti a Grosseto. Non in campi abbandonati o capannoni in disuso, ma in uffici, laboratori, impianti e persino una chiesa. Un dato per cui l'associazione ha chiesto informazioni e provvedimenti a varie autorità, tra cui il Comune, che dal canto suo ha già avviato da almeno un anno un controllo serrato sulla questione amianto. «L'amianto è un rifiuto pericoloso, ma come tanti altri rifiuti se correttamente gestito non produce inquinamento. Se mal gestito, invece, deve essere assolutamente rimosso - dice l'assessore grossetano all'Ambiente Simona Petrucci Di conseguenza, sarà nostra premura analizzare nel dettaglio il rapporto dell'Arpat ed eventualmente capire come muoverci, utilizzando anche gli strumenti che il Comune ha a sua disposizione». Il rapporto dell'agenzia regionale è quello del 2007, anno in cui è stata portata a conclusione una complessa mappatura dell'amianto in tutta la Toscana. Erano decine i siti maremmani presenti in quella mappa, ma con il passare degli anni molte situazioni sono state risolte. Nel capoluogo però, stando alla segnalazione dell'associazione, «sono diversi i siti dove il pericoloso materiale è tuttora presente, esposto agli eventi atmosferici, costituendo un serio pericolo per la salute pubblica». Sarebbero cinque i luoghi nel capoluogo dove ci sono ancora tracce di amianto: in un impianto industriale in via Topazio e in un altro in via Scansanese, nei dintorni della parrocchia del Sacro Cuore e persino nelle vicinanze degli uffici della stessa Arpat, in via Fiume. Questo almeno l'elenco che il Gruppo d'intervento ha impresso in un'istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di bonifica inoltrata al Comune di Grosseto, ai carabinieri forestale, informando il ministero dell'Ambiente e la Procura della Repubblica al tribunale di Grosseto. «L'abbandono e il deposito incontrollato di rifiuti sul suolo, nel suolo, nelle acque superficiali e sotterranee sono vietati - si legge nel documento - Il sindaco competente dispone con ordinanza a carico del trasgressore in solido con il proprietario e con il titolare di diritti reali o personali sull'area la rimozione dei rifiuti ed il ripristino ambientale. Trascorso infruttuosamente il termine assegnato, provvede d'ufficio l'amministrazione comunale in danno degli obbligati». Se questa è la normativa, l'associazione va poi nello specifico delle lastre in eternit, utilizzate per decenni nell'edilizia. Queste, dice l'associazione, «possono rilasciare fibre di amianto se abrase, perforate, spazzolate o se deteriorate» e «per tali motivi, il nostro ordinamento prevede specifiche modalità per lo smaltimento delle lastre realizzate con fibre di amianto». Ricevuto il documento, il Comune di Grosseto è pronto a verificare quale sia il reale stato delle cose, come spiega Petrucci, la quale però tiene a ricordare come sulla questione amianto l'amministrazione sia già impegnata da tempo. «Il Comune di Grosseto, dal 2020, ha istituito un servizio per la rimozione di piccoli quantitativi d'amianto di carattere individuale - ricorda l'assessore - Infatti, su richiesta del privato, tramite Sei Toscana, viene compiuto il recupero e lo smaltimento dell'amianto stesso. Il Comune, infine, partecipa alle spese in sinergia con il soggetto privato».