Cartiere senza macero e vetrerie senza vetro nel blocco del riciclo

Il settore dei rifiuti, dello smaltimento e del riciclo è in sofferenza. Ancora una volta. La crisi sanitaria si aggiunge a quell'ingessatura che impedisce alle imprese del settore di tutelare l'ambiente: il gesso dei comitati del no formati dai cittadini contrari a qualsiasi cambiamento e innovazione e il gesso esercitato dalle amministrazioni pubbliche dell'istanza, della delibera, dell'autorizzazione, dell'ordinanza. La raccolta differenziata è in difficoltà. I magazzini sono pieni perché il riciclo è bloccato. Non si sa più dove piazzare la plastica usata, nessuno la ritira nemmeno come combustibile per i cementifici. Il ricupero della carta è bloccato perché è fuori dai codici Ateco per le imprese attive e manca un decreto che scopra che un prodotto, la carta da macero, è un prodotto. Le vetrerie cercano rottame di vetro, che scarseggia; la frenata delle acciaierie per motivi sanitari rallenta il riciclo delle lattine d'acciaio. Le complessità nel gestire i rifiuti sanitari dei malati di coronavirus, rifiuti che in molti comuni finiscono insieme alla spazzatura ordinaria. E per far ripartire il riciclo degli pneumatici è servito un decreto firmato nei giorni scorsi dal ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. Il decreto, accolto con soddisfazione dagli operatori come il consorzio Ecopneus, definisce con dettaglio meticoloso quali possibilità di riciclo sono consentite. Carta: calano i flussi «Il sistema della raccolta differenziata della carta e del riciclo nelle cartiere regge», rassicura Carlo Montalbetti, direttore del consorzio di riciclo Comieco. Però il mercato soffre. I flussi di materiale sono in calo attorno al 152o%, con un cedimento ancora più forte un dimezzamento nel segmento commerciale e professionale. Il calo si fa sentire soprattutto nel Mezzogiorno perché i servizi di raccolta si stanno riducendo. I prezzi stracciati della carta da macero inducono molte aziende a rinviare la vendita e molti depositi strabordano. Avvisa Montalbetti: «Attenzione, nei prossimi mesi partiranno molti impianti di riciclo, come Mantova della Progest o Verzuolo di Burgo, e ci sarà bisogno di molta carta straccia in più». Carta: vincoli normativi Il riciclo della carta è messo in difficoltà anche dai vincoli normativi. Per esempio, alle cartiere che producono cartone ondulato viene reso difficile a volte impossibile smaltire quella quota di rifiuti irriciclabili che sortiscono dalla raccolta differenziata della carta. Non basta. La carta straccia è un prodotto e una materia prima delle cartiere da secoli, normalmente quotata nei listini delle borse merci, ma amministrazioni pubbliche e procure esigono che ci sia un'autorizzazione apposita, cioè un cosiddetto decreto "end of waste" uguale a quello appena emesso per gli pneumatici. Il nuovo decreto che vuole regolare il settore nel dettaglio è atteso per giugno. Ma soprattutto i riciclatori di carta non sono stati ricompresi nei codici Ateco delle attività autorizzate a lavorare in tempi di clausura sanitaria. In allarme l'Assocarta, che sollecita l'inserimento della carta da riciclare fra quelle strategiche per «dare continuità ai livelli produttivi di carte per imballaggio per usi alimentari e farmaceutici, oltre che salvaguardare una parte di apparato industriale che contribuisce in maniera significativa all'economia circolare». Sono d'accordo l'Euric, la confederazione europea delle imprese del riciclo, e l'associazione italiana Unirima. Roma: zero turisti, più qualità Nei rifiuti e nelle raccolte differenziate di Roma si assiste a un forte calo dei materiali da riciclare (nel caso della carta potrebbe aggirarsi sul -8%) soprattutto perché sono spariti i rifiuti di alberghi, bar e ristoranti. Ma la chiusura sanitaria di alberghi, bar e ristoranti e la scomparsa del turismo potrebbe essere all'origine della migliore qualità della raccolta differenziata. I cittadini sono più attenti rispetto alle attività che ruotano attorno ai turisti e nei bidoni della plastica c'è solo plastica, solo vetro in quelli del vetro, solo carta in quelli della carta e così via. La paralisi della plastica Le aziende di raccolta raccolgono, ma le aziende di riciclo non hanno più sbocchi di mercato; capannoni e piazzali si stanno riempiendo. Dalla Puglia afferma Giuseppe Dalena, imprenditore di una delle aziende più rilevanti del Mezzogiorno, che non si riesce a usare la plastica selezionata nemmeno come combustibile solido secondario: «I cementifici italiani sospendono le produzioni per effetto dei decreti Covid-19 o chiudono per la crisi del settore edilizio, le esportazioni verso cementifici esteri sono bloccate e i flussi da destinare a smaltimento e la termovalorizzazione diventano inevitabilmente predominanti per scongiurare la paralisi della raccolta differenziata». Quindi, finisce in discarica la plastica già selezionata per tornare nuova plastica. L'allarme dei rifiuti contagiati Le imprese del settore rifiuti ospedalieri sono in allarme. Il ricorso all'isolamento domestico dei malati che non possono essere seguiti in ospedale sta generando un rischio per gli addetti al servizio spazzatura urbana. Molti comuni e molte imprese di nettezza urbana suggeriscono di mettere nella spazzatura indifferenziata i rifiuti degli ammalati in casa. E, come rileva l'Anip, Associazione nazionale delle imprese di pulizia e servizi integrati, sono rischio anche i servizi delle imprese di pulizia

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