Rifiuti, a che punto è la gestione delle bioplastiche nell’Ato Toscana sud

Il dibattito sul conferimento e smaltimento delle cosiddette bioplastiche merita una riflessione approfondita, che non scada in facili slogan e frettolose analisi. La gestione delle plastiche in generale è sempre più al centro del dibattito internazionale relativo alla salvaguardia ambientale e in generale all’economia circolare, da qui il proliferare delle importanti iniziative plastic free che hanno interessato anche il nostro territorio. Le persone esprimono sensibilità, basti ricordare che da una rilevazione di quest’anno di Coldiretti già il 27% degli italiani ha dichiarato di evitare l’acquisto di prodotti in plastica monouso e il 68% ritiene opportuno pagare un sovrapprezzo per l’acquisto di questi prodotti.Parlando di prodotti usa e getta in plastica esistono due grandi famiglie: le plastiche tradizionali, derivate dal petrolio, che saranno messe al bando a partire dal 2021 e quelle realizzate con il PLA (acido polilattico), un materiale derivato dalla trasformazione degli zuccheri presenti in mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali non derivati dal petrolio. Quest’ultimo tipo, che prende il nome comune di bioplastica è, appunto, biodegradabile e compostabile, quindi si degrada nel terreno una volta raggiunte specifiche condizioni di temperatura e umidità necessarie. Tale materiale deve essere quindi a stretto rigore, per le sue caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità, conferito all’interno dei contenitori deputati alla raccolta della frazione organica, ed è questa l’indicazione che oggi Sei Toscana dà ai cittadini del territorio in cui svolgiamo quotidianamente il servizio.Esiste però, inutile negarlo, un problema negli attuali processi di trattamento non sempre pienamente idonei a smaltire questo materiale, soprattutto se in grande quantità, con l’aggravante che il ciclo di trattamento e di compostaggio per questo tipo di materiale è spesso più lungo rispetto alle altre sostanze organiche.Cosa fare allora? Approcciare il problema da un altro punto di vista e quindi: – incentivare l’utilizzo di materiali realmente riciclabili al 100%; – ridurre l’utilizzo dei prodotti monouso incentivando la distribuzione e l’utilizzo di imballaggi in vetro e in alluminio anziché le classiche e “famigerate” bottiglie e bottigliette.Partire quindi dal basso, dai comportamenti quotidiani, per cercare di superare un problema che, fortunatamente, oggi è sempre più conosciuto. In questo Sei Toscana sta facendo molto, sia in termini di comunicazione al cittadino, sia con progetti di sensibilizzazione e promozione specifici. Penso alla distribuzione di borracce in alluminio riciclato consegnate a tutti i propri dipendenti, alle scuole, alle associazioni con le quali collaboriamo. O alla messa a disposizione di posate e stoviglie bio-compostabili al 100% ai Comuni ed alle associazioni del territorio in occasioni di feste e sagre paesane. O alle attività di educazione ambientale nelle scuole, che l’anno scorso hanno coinvolto più di 8500 ragazzi, in cui i nostri esperti insegnano alle generazioni future quali comportamenti adottare per una reale tutela dello splendido territorio in cui viviamo.Di pari passo credo sia necessario un preciso indirizzo legislativo in merito a questi materiali, al loro conferimento, alle modalità di trattamento e recupero e, se non possibile, al loro successivo smaltimento.Un tavolo di confronto serio fra tutti gli attori del sistema: produttori, grande distribuzione, gestori degli impianti e del servizio di raccolta rifiuti, istituzioni regionali e locali e, ovviamente, i cittadini per mettere a fattor comune le buone prassi esistenti e progettarne altre di interesse comune. È importante, prima di mettere in ciclo nuovi prodotti, che ci si preoccupi di come fare a gestirli nella fase di post consumo. Questo ci sembra un buon modo per affrontare il tema in maniera non superficiale ed è per questo che Sei Toscana è disponibile, sin da subito, a sedersi al tavolo con l’obiettivo di garantire un futuro sostenibile al prezioso territorio in cui operadi Alfredo Rosini, direttore generale di Sei Toscana

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