Continua il cammino della Toscana verso la buona gestione dei rifiuti urbani. La conferma arriva da Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente), che ha recentemente pubblicato il consueto rapporto (dati 2017).I rifiuti urbani si riducono, passando da 2,3 a 2,2 milioni di tonnellate, con una contrazione del 2,7% sul 2016, superiore alla media nazionale (1,7%). Risultato frutto delle politiche di riduzione, dei primi provvedimenti di deassimilazione (Prato), ma anche di una scarsa ripresa dei consumi della popolazione toscana, un dato che preoccupa.La raccolta differenziata è arrivata a quota 53,9% (+2,8%), era 51,1% nel 2016, una crescita importante anche se siamo ancora distanti dall’obiettivo del 65%.Lo colgono le province di Lucca (69%), Pisa (quasi 65%) e Prato (72,4%), vicina ormai è l’area metropolitana di Firenze (58,3%), tirano giù la media le province di Grosseto (34,1%), Arezzo (40,2%) e Livorno (43,7%). Il Comune di Firenze primeggia fra i capoluoghi regionali con il 50,8% (sotto Milano e Venezia, ma sopra Bologna).Nel complesso la Toscana si colloca a metà classifica a livello nazionale, distante dai "campioni nazionali" per percentuale, ma è fra le prime regioni per quantità assoluta raccolta in forma differenziata.La frazione organica raccolta in modo differenziato aumenta, ed è il 40% del totale della differenziata, ma compostiamo solo una parte in Toscana, esportandone molta.Mancano gli impianti di digestione anaerobica.Frazione secca e imballaggi vanno a recupero grazie ad una filiera ben funzionante, con Revet e i nuovi accordi su plastica e vetro e il collegamento con il distretto cartario (che lamenta però la difficoltà a smaltire i propri fanghi).Gli impianti di termovalorizzazione rimasti attivi sono solo cinque e la loro capacità (12% dei rifiuti) è meno della metà di quello che servirebbe a regime (fra il 25% ed il 30% secondo la nuova Direttiva europea).La necessità dell’impianto nell’area metropolitana di Firenze e dell’avvio di Scarlino appare sempre più confermata dai dati di Ispra.Andiamo ancora troppo in discarica (32%).Quel che resta da fare è chiaro: rafforzare un distretto del riciclaggio già forte, potenziando gli impianti di trattamento della frazione organica con i nuovi impianti di digestione anaerobica, fare il termovalorizzatore previsto dal Piano regionale.L’obiettivo del 65% di riciclaggio non è lontano, ma occorre uno sforzo di sistema.L’economia circolare è fatta di riciclaggio, ma anche di impianti capaci di gestire le frazioni non riciclabili e gli scarti, senza ricorrere all’export. Una sfida che la Toscana può vincere.L’autore è Alfredo Di Girolamo presidente di Confservizi Cispel Toscana
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